“Mio figlio, l’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”: Marco Termenana racconta Giuseppe, morto da hikikomori


Giuseppe si è tolto la vita nel marzo 2014
Ci sono dolori che non fanno rumore, eppure urlano ogni giorno. Sono quelli che abitano nelle stanze vuote, nei gesti che non si fanno più, nelle parole che non si è riusciti a dire in tempo. Marco Termenana li conosce bene. È il padre di Giuseppe, il figlio che il mondo non ha saputo ascoltare, che si è sentito intrappolato in un corpo che non gli apparteneva, in una società sorda al suo grido. Una notte di marzo del 2014, Giuseppe – o forse Noemi – ha aperto la finestra della sua stanza e ha lasciato andare tutto. La vita, i sogni, l’attesa di essere finalmente visto per ciò che era.

La sua storia arriva adesso anche a Cusano Milanino, mercoledì 21 maggio nella Sala Consiliare “Walter Tobagi”. Ma non sarà solo una presentazione di un libro, sarà un momento collettivo di consapevolezza, una pausa nel frastuono del vivere per ascoltare — davvero — cosa significa non essere accolti per ciò che si è. A promuovere l’incontro è l’Amministrazione Comunale, che ha scelto di commemorare la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia ospitando Marco Termenana e la sua testimonianza.
"Il libro mi è stato segnalato da un cittadino, e dopo averlo letto ho capito che non era solo una storia: era una ferita aperta. Ed era nostro dovere accoglierla - spiega l'assessora Francesca Agosti -.Ci sono troppi Giuseppe intorno a noi. Troppi ragazzi che si chiudono nel silenzio per paura, per vergogna, perché il mondo fa ancora fatica ad accettare ciò che è diverso. Ma diverso da cosa, poi? Dall’idea di normalità di chi non vuole vedere?”. Anche l'assessora Lidia Arduino ha voluto fortemente questo evento: “La cultura non è solo teatro e letteratura. È anche empatia, è mettere in circolo emozioni, parole, verità scomode. Questo evento è un atto politico nel senso più alto: un invito ad abbattere i muri del pregiudizio". Sul palco, insieme a Termenana, ci sarà il giornalista Fabio Benati, da anni al suo fianco nelle presentazioni. Ma la voce che risuonerà più forte sarà quella di Giuseppe. Attraverso le pagine del libro “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, l’autore racconta la tragedia vissuta, la metamorfosi mancata, il dolore crudo e vivo di chi si interroga ogni giorno su cosa avrebbe potuto fare, dire, capire. “Spesso mi dicono che sono coraggioso – ha raccontato Termenana – ma io ho solo scritto per sopravvivere. Per cercare mio figlio nel buio del mio dolore. La scrittura è diventata il mio modo per restare vivo. Se il mio racconto può servire a qualcuno, allora questa morte assurda avrà avuto almeno un senso”. Nel libro, ma soprattutto nel volto di un padre che non smette di cercare il contatto con il figlio perduto, c’è il ritratto di una società ancora impreparata ad accogliere la complessità dell’identità. Una società che troppo spesso ignora, rimanda, nega. E così Giuseppe è diventato hikikomori, uno di quei ragazzi che scelgono l’invisibilità come unica forma di difesa. Ma la voce di Marco rompe quel silenzio, con una forza disarmante, raccontando un amore che non è riuscito a farsi parola in tempo, ma che oggi è urgenza. Più ancora, battaglia.
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